Lo abbiamo chiesto a Gianfranco Baldinotti, CEO di Vittoria hub e Speaker a Italy Insurance Forum 2020 il 17 novembre
Prima di rispondere alla domanda, mi piacerebbe approfondire insieme a voi il termine “Insurtech”, che può essere inteso come la naturale evoluzione dell’ideazione, distribuzione e gestione del business assicurativo tradizionale.
Grazie alle più recenti tecnologie e all’applicazione delle stesse ne deriva un settore rinnovato e al passo con i tempi. Intelligenza Artificiale, robo-advisor, blockchain, wearable devices e IoT vengono così perfettamente integrati al mondo assicurativo tradizionale, fornendo al contempo nuove e importanti opportunità. Sono quattro, a mio avviso, le aree principali in cui si possono cogliere vantaggi e benefici, nello specifico esse sono: Value proposition, Modelli attuariali, Nuovi mercati e, infine, in ambito finanziario.
In Vittoria hub stiamo cercando di offrire una value proposition basata sullo sviluppo di ecosistemi. Partiamo da un semplice concetto: l’assicurazione, affinché possa esistere, ha bisogno di due elementi ovvero un oggetto identificabile e un evento che lo colpisce con una determinata probabilità di accadimento. È proprio basandosi su questi due aspetti che deriva l’ideazione di un prodotto assicurativo. Tuttavia, questi due fattori esistono a prescindere e indipendentemente dall’assicurazione. Da qui nasce la volontà di Vittoria hub di ideare un ecosistema insurtech, ossia un insieme armonizzato e ben orchestrato di servizi e tecnologie capace di offrire ai clienti prevenzione, assistenza e pronto intervento, rimedio e monitoraggio. Ad oggi, quindi, il mercato offre i singoli servizi, ciò che manca è proprio un ecosistema capace integrarli fra loro e di farli percepire come un’unica soluzione. Nell’ecosistema un cliente può accedere a qualunque servizio in ogni momento, entrando, uscendo e muovendosi senza barriere all’interno dello stesso secondo le proprie esigenze.
I modelli attuariali, tradizionalmente intesi, da soli non permettono di considerare due errori – estremamente rilevanti – ovvero quelli sistematici e quelli accidentali. Il primo gruppo fa riferimento ad avvenimenti che presentano delle varianze statistiche difficili da predire. Si pensi ai fenomeni atmosferici: se è vero che su base statistica annuale i giorni di pioggia non sono variati sensibilmente nell’arco degli ultimi 20 anni, lo stesso non si può affermare per gli eventi apicali, quali alluvioni, grandinate, bombe d’acqua – complessi da prevedere e dunque incompatibili con i modelli tradizionali.
Il secondo, invece, è legato al comportamento del singolo oggetto che è in grado di influenzare la predizione di calcolo. Un chiaro esempio di quanto appena dichiarato è riconducibile a una persona che fa prevenzione regolarmente, la quale presenta una probabilità di evento sinistroso del tutto diversa rispetto a un’altra che, invece, non la effettua.
Come includere dunque queste classi di errore nei modelli attuariali? La risposta è semplice e, ancora una volta, deriva dall’utilizzo della tecnologia. È proprio l’AI e l’analisi dei dati che, attraverso la strutturazione di modelli predittivi, consentono di comprendere i fenomeni e includere nel calcolo delle probabilità di accadimento gli errori descritti in precedenza.
Il mercato assicurativo è tipicamente chiuso, dato che è costituito da un numero limitato di soggetti e oggetti assicurabili – che sono pochi perché la loro esistenza e proprietà deve essere certificata da un ente terzo. Si pensi alle auto che devono essere immatricolate, alle persone che sono iscritte all’anagrafe e alle imbarcazioni e agli immobili che vengono registrate rispettivamente al RINA e al catasto.
Per fornire un ordine di grandezza, nel mondo ci sono 1,5 miliardi di autoveicoli e le compagnie assicurative si trovano a dover competere su questa determinata quantità. Solamente l’innovazione tecnologica riesce a modificare lo scenario attuale. Se si integra, infatti, l’IoT ad un oggetto – come ad esempio una bicicletta, un monopattino o un drone – e lo si pubblica su un registro attraverso il quale se ne certifica l’esistenza e ne viene garantito il monitoraggio, lo stesso diventa assicurabile. Si comprende facilmente che in questo modo i confini del mercato si possono ampliare, aprendo di fatto nuove vie per gli assicuratori.
Vi deve necessariamente essere un cambiamento di paradigma: oggi l’investimento in innovazione e in idee all’avanguardia non deve più essere valutato solo in termini di ROI ma bisogna comprendere l’opportunità di creare valore per il settore e di dominare la competizione all’interno dell’industry.
Una dinamica già impiegata in epoca rinascimentale attraverso il mecenatismo. Ed è proprio questo il modello a cui ci siamo ispirati in Vittoria Assicurazioni per dar vita all’hub: la compagnia assicurativa diventa infatti un mecenate contemporaneo e decide di supportare le “botteghe”, ovvero gli Incubatori di start-up come Vittoria hub, favorendo al contempo lo sviluppo e il progresso tecnologico del settore assicurativo tradizionale.